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mercoledì 19 maggio 2010

Nora e le Chiese dei Vittorini



Domenica 23 Maggio a Nora si svolgerà il 6° appuntamento della rassegna "Viaggi e Letture". Relatore sul tema "Chiese Romaniche dei Monaci Vittorini" sarà Roberto Coroneo, professore straordinario di Storia dell'arte medievale
nell'Università degli Studi di Cagliari, svolge attività di ricerca nel
Dipartimento di Scienze Archeologiche e Storico-artistiche e attività
didattica nella Facoltà di Lettere e Filosofia, della quale è Preside. Fra
le altre pubblicazioni si segnala il volume "Architettura romanica dalla
metà del Mille al primo '300" (collana Storia dell'arte in Sardegna, Nuoro,
Ilisso, 1993).

Nell'XI secolo i re dei quattro giudicati sardi, per dichiarare la loro
fedeltà alla Chiesa romana, effettuano donazioni di chiese, terre e beni a
favore dell'ordine benedettino. Nel giudicato di Cagliari le donazioni vanno
ai monaci vittorini di Marsiglia, che ottengono le chiese di San Saturnino
di Cagliari, Sant'Efisio di Nora, Sant'Antioco e altre. Immediatamente i
Vittorini curano lavori di ristrutturazione o ricostruzione che permettono
di constatare l'arrivo in Sardegna delle forme architettoniche del Romanico
europeo.

Sono 125 disseminate in tutta la Sardegna e rappresentano il momento più alto dell’architettura e della cultura medievale nell’isola. Sono le chiese romaniche costruite tra la metà del Mille e il Trecento. Tre secoli di storia in un’epoca in cui la Sardegna era divisa nei quattro giudicati che avevano stretti contatti con le repubbliche di Pisa, Genova e il Papato. La Sardegna giudicale si stacca dall’Impero bizantino e si avvicina al mondo occidentale che ruota attorno a Roma e al Papa. Così i giudici, diventati sovrani di quattro regni indipendenti, guardano ai rapporti culturali e commerciali con le coste tirreniche. Arrivano i monaci Camaldolesi dalla Toscana e i Vittorini da Marsiglia per costruire quelle chiese che caratterizzano in tutta Europa l’architettura romanica. In Sardegna nasce uno stile originale, dove prevalgono gli influssi tosco-pisani con l’aggiunta di elementi arabi, espressione della presenza di maestranze di provenienza o cultura islamica.
Quelle chiese sono la sintesi di un linguaggio artistico internazionale e mostrano la Sardegna, uscita dall’isolamento totale dei secoli precedenti al Mille e inserita nella storia continentale. Oggi queste chiese che s’incontrano sperdute nelle campagne, ai margini delle strade o inglobate nei centri storici di paesi e città, sono il migliore esempio dell’arte medievale. Misteriose nella loro architettura semplice e austera come si conviene ai monaci che le costruirono, fatte con pietre locali che alternano motivi policromi di nero, rosso e bianco, affascinanti nel loro silenzio, ben conservate anche se molte necessitano di importanti e costosi restauri, sono un patrimonio di grande valore, ma sinora tagliato fuori dai flussi turistici.
Cattedrali come San Gavino di Porto Torres, Santa Giusta, San Nicola di Ottana, monastiche come Santa Maria di Bonarcado, Santa Maria di Tergu o la splendida SS Trinità di Saccargia unica per i suoi affreschi, San Saturno di Cagliari che salva e sviluppa l’originale basilica del quinto secolo, le piccole chiesette di granito della Gallura o gli esempi minori che si ritrovano qua e là in tutta la Sardegna con l’eccezione dell’Ogliastra.

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