Diretto da Pierluigi Montalbano

Ogni giorno un nuovo articolo divulgativo, a fondo pagina i 10 più visitati e la liberatoria per testi e immagini.

Directed by Pierluigi Montalbano
Every day a new article at the bottom of the 10 most visited and disclaimer for text and graphics.
History Archaeology Art Literature Events

Storia Archeologia Arte Letteratura Eventi

Associazione Culturale Honebu

Translate - Traduzione - Select Language

sabato 21 maggio 2011

Le Colonne d'Ercole. 1° parte di 3.



Se oltre uno stretto c’è il mare esterno….
di Antonio Usai


Da tempo, ma non sono stato il primo a dirlo, si sostiene che, se esistita, Atlantide si trovasse nell’oceano Atlantico perché nel Timeo c’è scritto che quella potenza (Atlantide) proveniva dall’esterno, dall’Oceano Atlantico (ma il testo in greco riporta “Atlantikou pelagous” che si traduce “mare Atlantico”) e che quell’Isola si trovava davanti alle colonne d’Ercole, che dicono, fossero nello stretto di Gibilterra.
Ma, come penso di aver dimostrato in uno dei miei precedenti scritti, le colonne d’Ercole, prima della fine del IV a.C., erano tra la Tunisia e le isole Kerkenna. Quindi, prima della fine del IV a.C., il mare esterno, detto Atlantico, per i greci iniziava dopo l’attuale stretto formato dalla Tunisia e dalle isole Kerkenna.
Dunque, viene spontaneo pensare che, data la sua posizione rispetto a quelle più vecchie colonne d’Ercole e dal fatto che si trova in un mare circondato da un continente (l’Europa), la Sardegna possa essere stata Atlantide, come avanza la teoria Sardegna = Atlantide di Sergio Frau per la quale, però, le colonne d’Ercole erano a Malta nel canale di Sicilia.
Ma anche data la sua posizione rispetto a quelle più vecchie colonne d’Ercole e dal fatto di trovarsi in un mare che è circondato da un continente, la Sardegna non poteva essere stata Atlantide e premetto che c’è stato un periodo in cui anch’io pensavo che lo fosse.
Nel Timeo, il sacerdote di Sais dice a Solone:« recitano infatti i nostri testi che la vostra città (Atene) pose fine un tempo a una grande potenza che avanzava con arroganza su tutta l’Europa e l’Asia insieme, proveniente dall’esterno, dall’Oceano Atlantico. Allora, infatti, quel mare lontano era navigabile, giacché vi era un’isola davanti allo stretto che voi chiamate, a quanto dite, Colonne d’Ercole, e questa isola era più grande della Libia e dell’Asia insieme, e da essa era possibile ai navigatori di allora passare alle altre isole, e da queste all’intero continente che vi si trova di fronte e che circonda quel mare che è il vero mare. Infatti, tutto ciò che si trova all’interno dello stretto di cui stiamo parlando sembra un porto che abbia un’entrata stretta; mentre, di là dello stretto, quello è davvero mare, e la terra che lo circonda la si può chiamare con verità, e nel modo più proprio continente. In questa isola Atlantide si era costituita una grande e straordinaria potenza regale, che dominava l’intera isola e molte altre isole e parti del continente; inoltre, all’interno dello stretto, dominava anche la Libia, fino all’Egitto, e l’Europa, fino alla Tirrenia ».
Come si può vedere, il sacerdote egizio, quando descrive a Solone (638-558 a.C.) i luoghi in cui è ambientato il racconto di Atlantide, cita due luoghi che sono ben distinti e situati in due punti diversi. Uno è il continente che circonda il mare nel quale si trova Atlantide. L’altro luogo è l’Europa che veniva tutta invasa con arroganza da Atlantide.
Quindi l’Europa non poteva essere, di conseguenza, il continente che circondava il mare nel quale si trovava Atlantide.
Inoltre, al di là dello stretto, quella potenza regale, Atlantide, dominava l’intera isola nella quale, essa, si era costituita e parti del continente che circondava il mare nel quale, sempre essa, si trovava. Mentre, al di qua dello stretto dominava anche l’Europa, fino alla Tirrenia.
Perciò l’Europa, fino alla Tirrenia, dal momento che essa si trovava al di qua dello stretto che per la teoria Sardegna = Atlantide sarebbe quello delle colonne d’Ercole le quali, sempre per la teoria suddetta, si trovavano a Malta nel canale di Sicilia, si sarebbe dovuta trovare nella parte dell’Europa che si affaccia nel Mediterraneo orientale. Ma in quest’ultima non ci si sarebbe potuta trovare in quanto nessuna parte di essa era e non è stata neppure sottomessa da Atlantide. Infatti il sacerdote egizio dice: «A un certo punto, questa potenza, concentrate tutte le sue forze, tentò di sottomettere in un sol colpo la vostra terra (la Grecia) la nostra (l’Egitto) e tutte quelle al di qua dello stretto. Allora dunque, Solone, a tutti gli uomini si rese manifesta la potenza della vostra città,…affrontati i pericoli più estremi e sconfitti gli invasori, innalzò il trofeo della vittoria».

Quindi l’Europa, fino alla Tirrenia si trovava nella parte dell’Europa che si affaccia nel Mediterraneo occidentale; era, cioè, la parte che dalla Spagna, compresa, arriva fino alla Toscana che, però, per la teoria Sardegna = Atlantide, era la parte del continente che circondava il mare nel quale si trovava Atlantide.
Ma la parte che dalla Spagna, compresa, arriva fino alla Toscana non poteva essere la parte del continente che circondava il mare nel quale si trovava Atlantide, in quanto essa faceva parte dell’Europa e non del continente.
E dato che il continente e l’Europa erano due luoghi ben distinti e situati in due punti diversi ed era il continente a circondare il mare nel quale si trovava Atlantide e non l’Europa, la parte che dalla Spagna, compresa, arriva fino alla Toscana, ovvero l’Europa, fino alla Tirrenia, non poteva essere, di conseguenza, come avanza la teoria Sardegna = Atlantide, la parte del continente che circondava il mare nel quale si trovava Atlantide.
Dunque, anche la Sardegna non poteva essere stata, di conseguenza, quella mitica Isola che si trovava nel mare circondato dal continente. Come, per gli stessi motivi, Atlantide non poteva essere stata nessun’altra isola del mediterraneo occidentale.
La Sardegna, così come le altre isole, anche allora come oggi si trovava nel mare che era circondato dall’Europa.
Da non dimenticare che a partire dall’VIII a.C. i greci iniziarono a colonizzare l’Italia meridionale fondando, nel 770 a.C., Pithecusa (Ischia), poi Kymai (Cuma) e tante altre; nel VII a.C. i greci focesi andarono oltre lo stretto di Gibilterra e conquistarono o colonizzarono Massalia (Marsiglia), fondata dai fenici nel X a.C., la quale, come si capisce da Erodoto, faceva parte dell’Iberia che lo storico posizionava a partire da subito dopo la Tirrenia.
Erodoto, infatti, dice:« Questi focesi furono i primi dei Greci a darsi ai grandi viaggi e furono essi a scoprire il golfo Adriatico, la Tirrenia, l’Iberia e Tartesso ».
Se tra la Tirrenia e l’Iberia ci fosse stata un’altra regione, è impensabile che lo storico non l’avesse citata come un’altra scoperta dei focesi.
Quindi l’Iberia non è da intendere come viene descritta dal II a.C. in poi.
Inoltre anche Erodoto, come Aristotele nel “trattato Sul Cosmo per Alessandro”, fa capire che nel mare interno, chiamato mare settentrionale dallo storico, ci si accedeva passando, oltre che dalle colonne d’Ercole, anche da un’altra parte.
Lo fa capire quando parla della circumnavigazione dell’Africa da parte dei fenici voluta dal re d’Egitto Neco.
Lo storico, infatti, dice:« Quanto alla Libia, si vede chiaramente che è tutta circondata dal mare, eccetto il breve tratto in cui confina con l’Asia; e fu Neco, il re d’Egitto, che ne diede la dimostrazione, primo di quelli che noi conosciamo: egli, dopo aver interrotto lo scavo…, fece partire su delle navi dei marinai fenici con l’ordine che, nella via del ritorno, penetrassero nel mare settentrionale attraverso le colonne d’Ercole e per questa via raggiungessero di nuovo l’Egitto».
Ebbene, questa frase in grassetto significa che i fenici dovevano, nella via del ritorno (cioè il percorso da fare per rientrare in Egitto), penetrare nel mare settentrionale accedendovi dalle colonne d’Ercole e non da un altro luogo, precisandolo con la frase: «e per questa via raggiungessero di nuovo l’Egitto».
Lo si capisce anche da altre versioni; “Storie” della Bur: «mandò dei fenici su navi, dando loro ordine che al ritorno passando attraverso le Colonne d’Eracle navigassero fino al mare boreale (settentrionale) e per questa via ritornassero in Egitto», “Storie” fond. Lorenzo Valla: «mandò dei fenici con alcune navi dando ordine che sulla via del ritorno navigassero attraverso le colonne d’Eracle, fino a giungere al mare settentrionale e in tal modo in Egitto»
Ma la frase in grassetto di ciascuno di questi tre passi non è l’ordine impartito da Neco ai fenici, ma un’interpretazione che Erodoto dà all’ordine impartito da Neco.
Infatti se la frase fosse stata l’ordine impartito, ne conseguirebbe che anche per il re d’Egitto si potesse entrare, nel mare settentrionale, da due punti. Mentre l’ordine dato ai fenici che era, in ogni caso, quello di passare attraverso uno stretto, fa capire che Neco sapeva che nel percorso da fare per rientrare in Egitto (cioè nella via del ritorno) si doveva passare attraverso uno stretto e questo è possibile, solamente, se si è a conoscenza che quel percorso è possibile compierlo. E dato che Neco precisa che l’Egitto venga raggiunto per quella via, cioè facendo il percorso suddetto, ne consegue che Neco sapeva anche che, non rifacendo il periplo, si poteva rientrare in Egitto solamente dall’attuale stretto di Gibilterra.
Quindi, se anche per Erodoto l’unico modo per rientrare in Egitto una volta fatto il periplo dell’Africa fosse stato, oltre che rifare il periplo stesso, penetrare nel mare settentrionale attraverso le colonne d’Ercole che sarebbero state, a questo punto, nello stretto di Gibilterra, lo storico non lo avrebbe specificato in quanto, appunto, unico modo possibile.
Dunque, anche per Erodoto si poteva entrare nel mare interno o mare settentrionale, dalle colonne d’Ercole e da un’altra parte che, anche per lo storico, si trovava in Europa.
Si trovava in Europa anche per lo storico, perché:
Erodoto quando parla di Sataspe che doveva fare il giro della Libia per non essere impalato: «Sataspe….fece vela verso le colonne d’Ercole. Oltrepassatele e doppiato il promontorio di Libia che si chiama Solunte (Solòeis nella versione in greco), puntò verso mezzogiorno (meridione)».
Per Erodoto, il promontorio Solòeis si trovava subito dopo o poco dopo aver oltrepassato le colonne d’Ercole.
Quindi, subito dopo o poco dopo aver doppiato, a ritroso, il promontorio Solòeis, si trovavano, per Erodoto, le colonne d’Ercole le quali, sempre per Erodoto, erano, come abbiamo visto più su parlando dei fenici, un punto d’accesso per il mare settentrionale.
Sempre Erodoto: «tutta quella parte della Libia che confina con il mare settentrionale, a cominciare dall’Egitto fino al promontorio Solunte (Soloentos nella versione in greco), che segna la fine del continente libico, è abitata da libici…».
Per Erodoto, il promontorio Soloentos determinava la fine della Libia e dato che, come fa capire sempre lo storico, il mare settentrionale arrivava fino al promontorio Soloentos, quest’ultimo era o nei suoi pressi si trovava, un punto d’accesso per il mare settentrionale.
Quindi verrebbe da pensare che il promontorio Soloentos o un punto che si trovava nei suoi pressi, fosse l’altro punto d’accesso per il mare settentrionale.
Ma il promontorio Soloentos o un punto che si trovava nei suoi pressi, non poteva essere l’altro punto d’accesso in quanto Soloentos era il promontorio Solòeis.
Infatti se così non fosse, Soloentos si sarebbe trovato a nord di Solòeis ma sarebbe stato il promontorio di un’isola e non un promontorio libico e viceversa.
L’unica differenza tra Soloentos e Solòeis è che il primo è il nome in greco di quel promontorio e il secondo quello in punico.
Dunque, dato che Soloentos era Solòeis e subito dopo o poco dopo aver doppiato a ritroso Solòeis per Erodoto si trovavano le colonne d’Ercole, queste ultime, per lo storico, erano il primo punto d’accesso per entrare nel mare settentrionale (seguendo, ovviamente, il percorso fatto dai fenici agli ordini del re Neco i quali sono partiti dal Mar Rosso, chiamato Mar Eritreo dallo storico).
Per Erodoto le colonne d’Ercole erano il primo punto d’accesso per entrare nel mare settentrionale perché se, per lui, non lo fossero state ma, sempre per lui, fossero state, invece, il secondo, il promontorio Soloentos - Solòeis che, sempre per lo storico, determinava la fine della Libia e che, sempre per lo storico, si trovava subito dopo o poco dopo aver oltrepassato le stesse colonne, si sarebbe trovato in un’isola a nord della Libia e non, appunto, in terra libica.
Dunque, le colonne d’Ercole, per Erodoto, erano il primo punto d’accesso e il secondo si trovava, sempre per lui, più a nord e più a nord delle colonne, per Erodoto, c’era l’Europa.
C’era l’Europa per Erodoto perché:
Erodoto chiama il mare interno mare settentrionale perché, come lui stesso dice: «Riguardo l’Europa, invece, nessuno conosce con sicurezza se è circondata dal mare, né a oriente, né a settentrione».
A Erodoto non risulta che ci sia, effettivamente, il mare a est e a nord dell’Europa.
Ma, a Erodoto non risulta che ci sia mare neppure ad ovest dell’Europa. Infatti, in un passo dice:« per quelle (regioni estreme) d’Europa a occidente, non posso dire nulla con sicurezza….come non so che vi siano delle Isole Cassiteridi » perché « per quanto io mi sia adoperato, non sono riuscito a sentire da alcun testimonio oculare che vi sia mare al di là dell’Europa ».
Quindi, Erodoto chiama il mare interno mare settentrionale in quanto lo considera il mare più a nord, il più settentrionale appunto.
Dal momento che lo storico chiamava il mare interno mare settentrionale, quest’ultimo separava, quindi, la Libia dall’Europa. E dato che, per Erodoto, l’Europa si estendeva per tutto l’occidente e la Libia, sempre per Erodoto, terminava, invece, al promontorio Soloentos - Solòeis che si trovava, sempre per lo storico, subito dopo o poco dopo aver oltrepassato le colonne d’Ercole le quali, sempre per lui, erano il primo punto d’accesso per entrare nel mare settentrionale che separava, appunto, la Libia dall’Europa, più a nord delle colonne, per lo storico, c’era l’Europa.
Quindi, anche per Erodoto il secondo punto d’accesso per entrare nel mare interno o mare settentrionale e dal quale i fenici, sempre secondo Erodoto, non dovevano passare per rientrare in Egitto, si trovava in Europa.
Riprendiamo, ora, a parlare di ciò che dice il Timeo.
Dal momento che, come abbiamo visto, la Sardegna e anche le altre isole del mediterraneo occidentale non potevano essere state Atlantide, perché, allora, il sacerdote dice che quella mitica Isola si trovava oltre le colonne d’Ercole?
Se leggiamo attentamente il Timeo, però, notiamo che non è il sacerdote a dire che quell’Isola si trovava oltre le colonne d’Ercole; infatti il sacerdote dice:« Molte e grandi sono le imprese della vostra città registrate qui da noi che suscitano ammirazione, ma una sopravanza tutte le altre per grandezza e valore: recitano infatti i nostri testi che la vostra città pose fine un tempo a una grande potenza che avanzava con arroganza su tutta l’Europa e l’Asia insieme, proveniente dall’esterno, dall’oceano Atlantico. Allora, infatti, quel mare lontano era navigabile, giacché vi era un’isola davanti allo stretto che voi chiamate, a quanto dite, Colonne d’Ercole, e questa isola era più grande…».

Ebbene, queste tre piccole parole in grassetto dimostrano, senza ombra di dubbio, che, prima dell’incontro con Solone, gli egizi non sapevano che i greci chiamavano Colonne d’Ercole uno stretto oltre il quale, secondo quanto credevano erroneamente i greci, si trovava il mare esterno.
Con quella frase, infatti, il sacerdote è come se avesse detto: «…giacché vi era un’isola davanti allo stretto che voi chiamate, come ci avete appena fatto sapere, Colonne d’Ercole,…». Altri Timeo dicono la medesima cosa; Timeo della Newton:«…e davanti a quella imboccatura che, come dite, voi chiamate colonne d’Ercole,…»; Timeo dei Laterza: «…e aveva un’isola innanzi a quella bocca, che si chiama, come voi dite, colonne d’Ercole…». Quindi, gli egizi ignoravano l’esistenza di uno stretto con il nome “colonne d’Ercole” e meno che mai che quello stretto fosse quello formato dalla Tunisia e dalle isole Kerkenna (che chiamerò anche solo Kerkenna per comodità).
Dunque non è il sacerdote di Sais a posizionare Atlantide oltre le colonne d’Ercole bensì i greci (Solone con i suoi accompagnatori). Il sacerdote, infatti, si riferiva allo stretto di Gibilterra e lo prova il fatto che se lo stretto di cui si parla fosse stato effettivamente quello delle colonne d’Ercole, quello che ne emergerebbe sarebbe un quadro geografico identico a quello sostenuto dalla teoria Sardegna = Atlantide e cioè che la parte dell’Europa che dalla Spagna, inclusa, arriva fino alla Toscana, ovvero l’Europa, fino alla Tirrenia, sarebbe la parte del continente che circondava il mare nel quale si trovava Atlantide. Mentre, come abbiamo visto, non è possibile.
Dunque lo stretto di cui parla il sacerdote è quello di Gibilterra e non quello delle colonne d’Ercole e, di conseguenza, Atlantide, se è esistita, si trovava nell’oceano Atlantico.
E così anche nel Timeo, come si può vedere, emerge quella convinzione diffusa tra i greci e le persone di cultura greca e della quale convinzione parlo in “Annone e la beffa dello stretto”: se oltre uno stretto c’è il mare esterno, quello è lo stretto delle colonne d’Ercole .
Ma quando le colonne d’Ercole sono slittate a Gibilterra? e chi ne è stato l’artefice?

Domani la 2° parte.

Nessun commento:

Posta un commento