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martedì 20 novembre 2012

Viaggio nella Storia: Il Nuraghe Arrubiu. Video e immagini.

Il Nuraghe Arrubiu di Orroli

Si è svolta Domenica 18 Novembre 2012 l’escursione al Nuraghe Arrubiu di Orroli, 3° tappa della manifestazione “Viaggio nella Storia”.


Grazie alla collaborazione con l'amico Giancarlo Musante, realizzatore del bel video della giornata, riusciamo a documentare al meglio l'evento che ha coinvolto oltre 100 partecipanti nonostante il tempo inclemente.
L’iniziativa, giunta alla sesta edizione è mirata alla presentazione di un percorso di cultura fra le possibilità di svago. Si vuole suggerire un punto d’incontro tra la frenetica quotidianità della città e l’incantevole tranquillità di una gita domenicale in campagna.


L’iniziativa si svolge secondo un calendario d’incontri con autori e relatori e visite ai siti.
Si affrontano diversi ambiti tematici: arte, storia e relazioni con altri popoli. I percorsi sono strutturati secondo il territorio visitato e prevedono una sosta gastronomica nelle migliori strutture ricettive agrituristiche della zona. Sarà offerta l’opportunità di rivisitare gli antichi sapori della cucina tradizionale sarda.
L’insieme dei beni archeologici e paesaggistici, uniti alla tradizionale ospitalità dei ristoratori dell’isola, è quanto di più prezioso può offrire la Sardegna ai visitatori, e la sensibilizzazione alla tutela di questo immenso patrimonio è obiettivo da perseguire tenacemente e incessantemente. Alcuni studiosi sardi si mettono a disposizione della comunità e mostrano l’altro aspetto della loro attività: la divulgazione. Troppo spesso le impersonali sale convegni evidenziano la barriera invisibile fra relatori e uditorio, e questa idea nasce proprio dalla ricerca di un contatto informale fra due mondi che vorrebbero incontrarsi, ma non riescono a trovare i luoghi idonei. Dopo il successo delle scorse edizioni, si è preferito mantenere immutato il progetto didattico, e il programma degli incontri consentirà ai partecipanti di acquisire le nozioni fondamentali per una corretta lettura del territorio e del patrimonio naturalistico e archeologico dell’isola.


L’appuntamento al Nuraghe Arrubiu, il maestoso edificio in basalto denominato gigante rosso per il colore caratteristico del basalto della zona, offre un esempio concreto delle capacità architettoniche e organizzative dei costruttori sardi. Analizzando il più grandioso edificio preistorico di tutto l’Occidente, una struttura affascinante e di particolare valenza storico-culturale, distinguiamo immediatamente la sua imponenza e la notevole estensione. Intorno alla torre centrale a 3 piani ci sono altre cinque torri a 2 piani, collegate da potenti muraglioni rettilinei, con un cortile al centro. La cupola è integra, alta quasi 10 m, con un diametro di 5 m. All'interno si aprono 2 nicchie ai lati e una di fronte all'ingresso.


Nel cortile centrale troviamo una banchina, un pozzo e una zona adibita a focolare. Sette ingressi collegano il cortile centrale a tutti gli altri corridori e torri del complesso. All'esterno troviamo un'altra struttura muraria con sette torri e tre cortili, mentre lungo il lato sud sorge un secondo antemurale con cinque torri collegate da possenti murature. Lo scavo ha consentito di identificare altre strutture interessanti: due silos e due grandi capanne non ancora esplorate. Lungo il lato orientale vi sono alcune capanne, una delle quali, molto grande, svolgeva le funzioni di capanna delle riunioni. Il monumento è stato edificato nel XIV a.C. e abbandonato nel IX a.C. La datazione di costruzione è certa, ed è fornita da un alabastron miceneo i cui frammenti sono stati trovati al di sotto del più antico battuto pavimentale sia del cortile che della camera.


Esistono tre tecniche costruttive per i nuraghi a tholos, e sono frutto di precise esigenze progettuali:
. poligonale, caratterizzata dall'utilizzo di grandi pietre appena sbozzate disposte a incastro.
. sub-isodoma, nella quale i blocchi sono lavorati, parallelepipedi, disposti in filari regolari.
. isodoma, con conci perfettamente scalpellati a forma di T, a cuneo, perfettamente connessi l'uno all'altro.
Come documentato dall'analisi dei crolli, tutte le parti alte prevedevano l'utilizzo della tecnica isodoma e scarso utilizzo di zeppe. Nelle parti basse la tecnica poligonale consentiva un veloce svolgimento dei lavori con l'utilizzo di grandi pietre appena sbozzate che davano un aspetto chiaroscuro alle mura. La parola tholos descrive un ambiente circolare con cupola formata dal progressivo restringersi dei corsi delle pietre che formano le pareti. Esistono forme semplici e altre complesse, come quelle di Micene, nelle quali il diametro interno è pari all'altezza della cupola, e misura 14 m. Dal punto di vista costruttivo, la realizzazione di una tholos micenea si svolge in una prima fase di preparazione, con lo scavo di un pozzo nel fianco di una collina, capace di ospitare due terzi della camera con la sua muratura. Una seconda fase di costruzione con filari di blocchi disposti ad anelli concentrici aggettanti, e una terza fase di copertura delle parti emergenti con un tumulo.


Misure, proporzioni e tecnica costruttiva delle tholoi nuragiche sono completamente differenti, tanto da non lasciare spazio a similitudini. La tholos più alta è quella del nuraghe Is Paras di Isili, con un diametro di 5 m e un'altezza di 11 m. L'aspetto imponente delle strutture murarie del nuraghe Arrubiu di Orroli colpisce ancora oggi nonostante il crollo delle parti alte: raggiungono i 15 m di altezza e coprono un ettaro di estensione. Gli scavi archeologici hanno recuperato l'anello di chiusura del terrazzo della torre centrale, mostrando conci uniti fra loro da grappe di piombo. Ponendo in relazione il diametro di quest’anello (3,75 m), con il diametro di base della torre (6 m), e seguendo la pendenza del profilo residuo delle pareti, si è calcolata l'altezza originaria della torre, stimandola vicina ai 30 m.
La studiosa Tatiana Cossu, descrivendo la costruzione dell’Arrubiu, scrive: -“scelto il sito dove costruire l’imponente nuraghe secondo esigenze che rispondevano a interessi strategici di controllo dell’importante guado del Flumendosa, progettate le dimensioni dell’edificio e la dislocazione delle varie torri, la roccia del pianoro basaltico è stata tagliata in più parti per trarne materiale da costruzione e per tracciare le prime canalizzazioni per lo scolo e il drenaggio delle acque dagli ambienti interni verso l’esterno. Nella torre centrale sono state trovate tracce dell’attività di cava: la roccia naturale sotto il pavimento della camera centrale conserva i tagli operati per l’estrazione dei blocchi, poi riempiti con un vespaio di pietre sul quale fu steso uno strato di argilla battuta. Nel cortile centrale sono stati accentuati i solchi naturali del basamento roccioso ed è stato scavato un profondo e stretto canale che terminava con una cisterna, con funzione di sifone per il “troppo pieno” e punto di raccolta delle acque meteoriche. Tale accorgimento consentiva alle acque piovane di non ristagnare nell’area del cortile grazie a un razionale sistema di drenaggio”-.



Nel XII a.C., pur non perdendo la sua destinazione d’uso di struttura per il controllo del territorio, questo nuraghe accentua considerevolmente la sua funzione di edificio deputato al controllo delle risorse economiche. Questa seconda fase della vita economica del nuraghe è caratterizzata dal grande sviluppo delle capacità produttive della comunità dell’Arrubiu. Nella prima Età del Ferro, intorno al IX a.C., la comunità si sposta nel vicino villaggio di Su Putzu, divenuto il nuovo centro catalizzatore dell’insediamento. Le parti sommitali del nuraghe crollano ingombrando i cortili con centinaia di blocchi sbozzati o perfettamente scolpiti. Nei primi secoli dopo Cristo, una comunità di contadini rioccupò il nuraghe per costruirvi, regolarizzando i pavimenti sopra i crolli, i laboratori per la produzione del vino e per la lavorazione dei prodotti dell’agricoltura. Questi vani sono stati recentemente smontati e ricostruiti al di fuori del complesso, lungo la ricostruzione moderna del recinto che ospita il sito.

Le foto sono dell'Associazione Tsippiri.
Il video è di Giancarlo Musante

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