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sabato 26 luglio 2014

Il palazzo di Cnosso e la civiltà minoica

Il palazzo di Cnosso e la civiltà minoica
di Pierluigi Montalbano

L’antica città di Creta, nel Mediterraneo orientale, fu famosa e potente nella prima metà del II millennio a.C. quando fiorì la civiltà che Evans, dal nome del mitico re Minosse, chiamò minoica.
I primi ritrovamenti risalgono al 66 d.C., quando, in seguito a un terremoto, fu trovata una cassetta di metallo, con tavolette scritte in una lingua sconosciuta. Gli scavi moderni iniziarono nel 1900 con Evans specialmente nel grande palazzo del Bronzo, nella città e nelle necropoli.
L'abitato più antico era sulla bassa collina di Kephala, sulla riva sinistra del torrente Katsabà (Kairatos), allo sbocco di una valle fertile. Le leggende greche su Cnosso e sul re Minosse sono basate sui ritrovamenti archeologici risalenti al III e II millennio a. C. quando la città rivaleggiava in campo artistico e politico con le città della Creta orientale e, nel Sud dell'isola, con Festo. Cnosso si impose sui centri vicini, Amnisos, Tylissos, Nirou Chani, ma una supremazia su tutta l'isola non sembra possibile, specialmente dopo i recenti scavi di Festo, prima del XVII a.C.
Fin dal III millennio a. C. la città ebbe rapporti commerciali con l'Anatolia e la costa occidentale dell'Asia Minore, l'Egitto, le Cicladi e la Grecia. Le iscrizioni minoiche, in caratteri geroglifici prima, e poi in lineare A, non sono per ora state decifrate. A partire dal 1450 a.C. appare la lineare B in cui si è riconosciuto un dialetto arcaico greco. Intorno al 1400 a.C. il palazzo e la città furono distrutti ma le rovine, ristrutturate, furono abitate fino all’XI a.C.
All’inizio del X a.C. c’è una variazione del rito funerario e la cremazione si sostituisce alla inumazione, forse per la conquista da parte dei Dori. Le necropoli testimoniano la prosperità di Cnosso, e rapporti con le Cicladi, l'Attica, Corinto e Cipro, fino alla fine del VII a.C.
Dal VI a.C. all'età ellenistica mancano cimiteri e case, ma la prosperità della città è provata da iscrizioni e dalla monetazione. Fu in lotta con varie città dell'isola, ma ebbe come rivale soprattutto Gortyna, nella Creta meridionale, che prese il sopravvento nel IV a. C. Tuttavia Cnosso riconquistò una posizione di dominio, che conservò anche quando, dopo la conquista romana, Gortyna divenne la capitale della provincia di Creta e Cirene. Resti di strade del II millennio a. C. mostrano che la città era in comunicazione con le regioni meridionali, con il mare Libico, con il porto di Katsabà alla foce del Kairatos e con le regioni occidentali e orientali dell'isola.
Fu importante centro artistico in età minoica quando la sua produzione si distingueva dai centri vicini. La documentazione pittorica è frammentaria per cui non sappiamo se gli artisti locali furono attivi anche altrove. L’artigianato offre bronzi, gemme incise, oggetti in argento e oro, vasi, lampade in steatite e pietra, influenzando la Grecia fino al XV a.C.
La costruzione del più antico palazzo minoico è fatta risalire al 2000 a.C. L'attuale facciata occidentale fu costruita nel XX a.C. a Est di quella più antica, ed ebbe fin da allora i caratteristici ortostati di gesso alabastrino. Frequenti restauri e ricostruzioni, necessitati dai terremoti e dal desiderio di abbellimenti, hanno fatto sparire la maggior parte dei resti più antichi. Estese ricostruzioni si ebbero nella prima metà del XVIII e diedero al palazzo l'aspetto che conservò fino alla distruzione finale, avvenuta nel 1400 a.C.
Il palazzo è orientato lungo l’asse nord-sud ed è costruito intorno ad un grande cortile centrale. Il numero considerevole dei vani e la loro distribuzione intorno a pozzi di luce, l'intricato sistema dei corridoi, possono aver dato origine alla leggenda del labirinto di Cnosso. La facciata principale, a Ovest, non formava una linea diritta, bensì aveva le sporgenze e rientranze caratteristiche dell'architettura minoica, e sopra c’erano mattoni crudi e travi di legno. La strada minoica che portava all'ingresso Nord traversava un complesso sistema di scalinate, che l'Evans vuole adibito a rappresentazioni teatrali. Nell'ala Ovest c’erano magazzini,  officine e botteghe. A Est del Cortile Centrale, una scala, una delle più belle creazioni minoiche, scendeva al quartiere privato, dove erano un'ampia sala con tre portici e relativi pozzi di luce, una sala più piccola e altri annessi, fra cui bagno e latrina. La presenza di scale, le basi di colonna e gli stipiti caduti dall'alto, provano l'esistenza di un piano superiore su tutta l'area del palazzo, ma la ricostruzione di Evans è ipotetica. In tutto il sito è presente fin dalle origini un complesso sistema di fognatura.
Non è mai stata fatta un'esplorazione sistematica della città e perciò non ne abbiamo una pianta. Conosciamo resti di case isolate, con pavimenti e focolare fisso nel vano principale, forse vi si accedeva dal piano superiore per mezzo di scale di legno. I pavimenti sono in stucco rosso, o bianco. Il pianterreno è spesso privo di comunicazione diretta con l'esterno, e la porta d'entrata era sopraelevata, come vediamo su un bell'avorio, trovato nel 1957 vicino alla Casa degli Affreschi. Un modello di casa in terracotta, trovato in una tomba di Teké, a un solo piano, con camino, piccole finestre quadrangolari in alto alle pareti, aveva il tetto piatto probabilmente di canne e argilla.
Le tombe più antiche sono a inumazione, ma una tomba di Gypsades sembra avesse tracce di incinerazione. Il cadavere era rannicchiato o, in età più recente, disteso, posto in pithoi, in làrnakes di terracotta, in casse di legno, o posato sul terreno. Si hanno tombe a pozzo, a fossa,a camera scavate nella roccia, a thòlos, costruite con blocchi di calcare squadrati, a falsa vòlta e a falsa. Talvolta le ossa dei seppellimenti più antichi venivano riunite in un angolo, o in una fossa, per far posto alle nuove deposizioni.
Non sono state trovate tombe anteriori al 2000 a.C. All'inizio del X a.C. il rito funebre cambiò. Le tombe, a camera, a fossa, a thòlos, sono quasi unicamente a cremazione e l'inumazione riprende solo nel VI a.C.

Cnosso è celebre per gli affreschi e gli stucchi, a partire dal XVIII a.C. e fino al 1450 a.C. con pittori che si ispirano alla natura. Piante e animali formano il soggetto del quadro, talvolta sono lo sfondo sul quale agisce la figura umana, ma sempre la natura ha parte preponderante. Dal 1450 a.C. il carattere delle pitture cambia, con la figura umana che prende il sopravvento su piante e animali stilizzati. 

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