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venerdì 29 maggio 2015

Archeologia. Porti e Approdi della Sardegna Nuragica: Nora e Bithia

Archeologia. Porti e Approdi della Sardegna Nuragica: Nora e Bithia
di Pierluigi Montalbano

L’isola, fino alla fine del secolo scorso, era vista come una terra di conquista e colonizzazione da parte di genti straniere che arrivavano, invadevano le coste e occupavano il territorio portando la loro cultura. Oggi, invece, studiamo la Sardegna come interessata da una rete di scambi lungo tutto il Mediterraneo, e come incontro di tradizioni con scambi reciproci, senza prevaricazioni. Due culture che vengono a contatto danno vita a una terza, frutto delle contaminazioni fra le precedenti, quindi ogni cultura si presenta con novità che sono recepite, elaborate e assorbite con un processo di adattamento al proprio patrimonio di conoscenze. I porti e gli approdi costituiscono l’interfaccia che divide e, allo stesso tempo, unisce genti diverse che vengono a contatto. Il Mar Tirreno si presenta come un triangolo che ha un vertice in Sicilia, uno nell’Africa Settentrionale e l’ultimo nel tratto fra la Corsica e la Toscana. Le terre che si affacciano in questo triangolo d’acqua sono da sempre in contatto fra loro.
Ho pensato di scrivere qualche articolo sugli approdi frequentati dai marinai di 3000 anni fa, iniziando dalla Sardegna sud-occidentale, ossia il tratto di costa che ospita Nora e Bithia, l’attuale Chia, un territorio ottimale per chi giunge dal nord Africa. I venti e le correnti suggeriscono rotte favorevoli da Luglio a Ottobre e certamente le attività marinaresche antiche tenevano in gran conto gli eventi naturali. Nell’età del Bronzo e del Ferro, le navigazioni attraversavano il Mediterraneo alla ricerca di metalli e le comunità sarde entrarono in contatto con tante genti per scambiare merci e idee.
Nora offre un approdo riparato e accogliente, con due corsi d’acqua e una fascia di pianura che consente di collegarsi al Campidano, la grande pianura fertile che unisce Cagliari a Oristano. Inoltre, scavalcando un passo si arriva a Bithia e ad altri itinerari che in antichità erano utilizzati per attraversare le montagne fino alle zone minerarie. A Nora si nota un canale ben tagliato, scavato sott’acqua, che si dirige verso l’attuale peschiera, e ai lati si notano accumuli di cocci. Le strutture del porto sono di età punica e romana, ma l’insenatura mostra evidenti tracce d’interventi di epoca nuragica. Le infrastrutture portuali furono utilizzate per un lungo periodo e mentre alcune strade urbane furono abbandonate, la grande via che conduceva al porto fu tenuta sgombra fino al 650 d.C. Poco distante, ad Antigori (Sarroch), viveva una comunità nuragica che acquisì ceramiche di lusso, grossi orci per la conservazione di derrate alimentari e utensili domestici. I primi commercianti stranierei di età fenicia si integrarono pacificamente e, insieme ai nuragici, si adoperarono per
offrire un punto d’appoggio per i navigli che stagionalmente giungevano per commerciare. I segni dei primi insediamenti sono testimoniati anche dalla ceramica, con un picco di frequentazione dall’VIII a.C. fino a età bizantina, circa 1500 anni di storia che mostrano una fioritura di Nora intorno al 650 a.C., con la presenza di ceramiche greche, recentemente scoperte, che offrono uno scenario interessante. La ceramica dal 750 al 700 a.C. è locale, prevalentemente da cucina, con pochi manufatti destinati al commercio. Intorno al 700 a.C. aumenta la ceramica di tipologia fenicia fino a raggiungere il massimo intorno al 650 a.C. forse a causa della spinta dagli Assiri che li costrinsero ad abbandonare le coste del Vicino Oriente vessandoli con tributi insostenibili. Nel giro di qualche generazione sardi e fenici divennero un popolo unico. Forse l’approdo di Nora era sfruttato anche come base d’appoggio per le navi etrusche e greche. I materiali scavati suggeriscono un feeling fra l’Etruria, i fenici e i cartaginesi, come dimostrano le navi di Pyrgi nel santuario del porto di Cerveteri che presentano lettere scritte in etrusco e in punico. Dopo il 500 a.C., i rapporti continuano e Nora diventa un insediamento stabile permanente, come dimostrato dalle sepolture di genti miste nella stessa necropoli, ad esempio una donna di Atene con corredo composto solo da ceramica greca figurata. Queste belle ceramiche attiche nere, dipinte, sono poi copiate dai locali nel porto di arrivo e in altre zone. Le imitazioni, in seguito, diventano prevalenti e dopo circa un secolo, sostituiscono le importazioni divenendo la ceramica buona dominante in tutta la Sardegna. Abbiamo anche delle belle ceramiche nere che provengono dalla Campania, e le officine ceramiche locali accolgono queste forme di lusso e le riproducono. Iniziano produzioni miste con forme puniche verniciate di nero e decorate come quelle greche. Troviamo anche ceramiche tipiche del mondo romano, a dimostrazione che i rapporti erano buoni con molti popoli. Fra il I a.C. e il I d.C. si rilevano ceramiche di lusso prodotte in Toscana e in Gallia, rielaborate dalle officine artistiche sarde e diffuse nell’entroterra, divenendo le più apprezzate nell’isola.
Bithia è un piccolo promontorio su cui si trova l’abitato, e mostra forti segni di integrazione fra nuragici e fenici. Nella parte bassa c’è un tempio dedicato a Bes ed è stata scavata una necropoli di età fenicia intatta che ha restituito oggetti di pregio come uova di struzzo decorate e utilizzate come brocche, con l’aggiunta di protesi in avorio simili a quelle scavate nelle necropoli etrusche, lungo il corso dell’Arno. Ci sono anche ceramiche etrusche integre. Nelle tombe troviamo defunti deposti in urne dopo la cremazione e altri sepolti con il rito dell’inumazione, con il defunto che porta sul petto un pugnaletto e resti in ferro e bronzo, testimonianza di personaggi nuragici di alto rango. Sono stati trovati anche vasi nuragici contenenti resti carbonizzati di defunti, quindi un rito di tradizione fenicia applicato a personaggi sardi. A Bithia c’è un tempio di età romana, all’interno del quale c’era la statua di Bes oggi conservata al museo archeologico di Cagliari. Si tratta di una divinità benefica egiziana venerata anche in Sardegna, a dimostrazione della pluralità di contatti con il mondo esterno.

Nell'immagine: uno scorcio dell'anfiteatro romano di Nora


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