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martedì 8 dicembre 2015

Cos’è un nuraghe? 7 domande che agitano il mondo degli studiosi, di Pierluigi Montalbano

Cos’è un nuraghe? 7 domande che agitano il mondo degli studiosi
di Pierluigi Montalbano

In attesa della serata Honebu dedicata ai nuraghi, organizzata per Venerdì 11 Dicembre alle 19, nella sala conferenze in Via Fratelli Bandiera 100, ho pensato di solleticare qualche curiosità proponendo un articolo elaborato sotto forma di domande/risposte sintetiche.
Siete tutti invitati all'evento, con ingresso libero. 

Intorno alla metà del secondo millennio a.C., dopo che per due secoli nell’isola si realizzarono nuraghi orizzontali, quelli denominati a corridoio, compaiono le prime torri nuragiche. Si tratta di edifici dotati di ambienti interni e con un ballatoio alla sommità, accessibile generalmente da una scala interna. Gli spazi interni sono ottenuti con la tecnica della falsa volta, sovrapponendo a secco conci più o meno sbozzati.
Nell’arco di poco più di mezzo millennio sono edificate circa 8000 strutture, comprendendo nuraghi a corridoio (privi di torri), torri singole, edifici con più torri e altri elementi. Con l’esclusione di poche eccezioni, le strutture complesse derivano dalla sedimentazione di attività costruttive successive.
Esaminiamo nel dettaglio alcune domande alle quali rispondiamo con i dati oggettivi provenienti dalle stratigrafie:
1) La comparsa delle torri corrisponde a una cesura nella successione degli orizzonti stratigrafici? Potremmo pensare all’arrivo d’importanti apporti culturali esterni?
No: si registra una graduale e certificabile evoluzione degli orizzonti precedenti;
2) L’edificazione avviene in un ristretto arco di tempo?
No: si assiste a un fenomeno di progressiva occupazione territoriale con un’attività edilizia distribuita su tutto il
Bronzo Medio;
3) Il cessare dell’attività edilizia avvenuto intorno al X a.C. corrisponde a una cesura degli orizzonti stratigrafici, o all’arrivo di popolazioni straniere? 
No: come per l’inizio dell’epoca delle torri, anche la sua conclusione è certificabile come una transizione priva di eventi catastrofici. Le strutture dotate di torri sono riconvertite al culto e altri usi.
Questi sono i dati certi di cui si dispone, assieme ad altri, ad esempio che non vi è alcuna indicazione ragionevole di attività cultuali nella fase edificatoria. Al contrario, ve ne sono di inoppugnabili per l’occupazione abitativa.
Riassumendo, le torri compaiono come espressione dell’evoluzione di una cultura, radicata da millenni su un territorio, che esprime nuove esigenze.
4) Perché i sardi costruirono tutte quelle torri?
Mi sembra verosimile che nessuno decise mai di costruire 8000 torri: nessuna tribù o capo o popolo decise di costruirne tante. È il fatto di vederle tutte assieme oggi, con la capacità e la possibilità di contarle e di avere di esse una visione globale, che inganna. È vero invece che l’evoluzione della società sarda produsse la necessità di realizzare torri, ma ciascuna di esse è l’esito di un’attività edificatoria singola, non di un piano globale riguardante il complesso delle torri.
5) Perché ci fu qualcuno che costruì la prima?
Poiché il dato stratigrafico non segnala l’arrivo di costruttori di torri (e non ci sono altre aree in cui si costruissero torri in precedenza) significa che ci fu un’evoluzione della società che portò a esigenze che furono soddisfatte con l’edificazione di una torre.
6) Perché le torri si diffusero?
La diffusione si spiega con la ovvia considerazione che tale esigenza doveva essere sentita in ampie aree dell’isola e la comparsa di una soluzione valida in un’area precisa, ossia la prima torre, suggerì ai vicini la medesima soluzione. Ciò che intendo suggerire, è che la necessità di una torre sia emersa da un mutamento sociale generalizzato in ampie aree della Sardegna.
7) Ci sono altri esempi di società che abbiano sentito questa necessità?
La risposta disarmante è che tutte le società umane hanno realizzato torri, in tutti i periodi e con qualunque organizzazione sociale, escluse le primitive società di cacciatori raccoglitori, prevalentemente nomadi. La torre accompagna, di fatto, la storia dell’uomo fin dal neolitico: dalla torre di Gerico ai campanili delle chiese, dai minareti alle Torri in acciaio e cristallo che oggi ammiriamo in tutto il pianeta.
Cosa volessero realizzare coloro che per primi edificarono una torre nuragica non lo sapremo mai. Il significato globale di una costruzione, anche la più semplice, è un fatto culturale profondo racchiuso nel concetto sociale dell’individuo, assimilabile solamente con una partecipazione totale alla società stessa. Tuttavia, disponiamo delle stratigrafie, della storia di altri popoli che edificarono torri e degli studi etnologici di popolazioni contemporanee alla civiltà nuragica.


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