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sabato 2 aprile 2016

Architetture in pietra. Cascine, bagli e masserie, i nuraghi contemporanei.

Architetture in pietra. Cascine, bagli e masserie, i nuraghi contemporanei.
di Pierluigi Montalbano

Lo sguardo sul paesaggio consente di scorgere sulle creste delle colline, spesso in posizione dominante, imponenti edifici rurali che prendono il nome di masserie, bagli e cascine. Questi edifici furono costruiti al servizio di grandi aziende specializzate nella trasformazione dell’uva e delle olive in vino e olio, o al servizio di aziende cerealico-zootecniche. La costruzione rispondeva a diverse esigenze dei grandi proprietari, tra cui quella della sicurezza, infatti nelle campagne è da sempre presente il pericolo dovuto alla presenza di briganti. Ciò spiega come questi edifici abbiano a volte l’aspetto di una fortezza con il muro alto e di grosso spessore, nel quale si apre un solo portone d’ingresso assai robusto e spesso rinforzato mediante l’applicazione di lastre metalliche chiodate per difenderlo da eventuali tentativi di darlo alle fiamme. Altra caratteristica di fortezza è data dalla presenza di poche e piccole finestre munite di grate di ferro molto elevate; e da feritoie nascoste (saettiere) dalle quali poter dare fuoco con le armi. Queste strutture servivano anche a ricevere, conservare e trasformare i prodotti agricoli dell’azienda in attesa di portarli al più vicino mercato per
la vendita, e fungevano da abitazione o dimora del personale fisso e temporaneo alle dipendenze del proprietario. Come detto, il cortile interno caratterizza masserie, bagli e cascine. Nei più grandi si trovano due cortili, uno di pertinenza dell’abitazione padronale, l’altro degli edifici rustici, comunicanti tra loro e con l’esterno. L’ingresso di solito è costituito da un grande portone ad arco in ferro o in legno e immette in un sottoportico (turchettu), nel quale si trova uno o due rudimentali sedili in pietra addossati alle pareti. Il portale ad arco è costituito da blocchi squadrati di pietra dura o in mattoni, sormontato in quelli sorti prima dell’abolizione della feudalità (1812) dallo stemma nobiliare della famiglia. Al centro del cortile, pavimentato con lastre di pietra (basolato), vi è quasi sempre un pozzo o una cisterna. Lungo i lati del baglio si sviluppano gli edifici adibiti a usi e funzioni diversi.



Si trattava dunque di grandi aziende agricole. Non sempre i proprietari terrieri le abitavano, infatti all’interno si trovavano anche gli alloggi dei contadini, le stalle, i depositi per foraggi e i raccolti. Nel sud queste aziende sono denominate bagli e la loro nascita fu spesso un prodotto della colonizzazione baronale di vaste aree interne abbandonate e incolte, nei secoli tra il Cinquecento e il Settecento, quando la Spagna, necessitando di grandi quantità di cereali, aveva stabilito la concessione di una "licenza di ripopolamento" (Licentia populandi), tramite la quale i nobili siciliani arrivarono a fondare dei veri e propri villaggi nei dintorni della costruzione originaria.
Lo storico Morando ha dedicato uno studio approfondito alla parola baglio la cui etimologia risalirebbe all'antica Grecia con il significato di "lanciare pietre e giavellotti”. Nel periodo romano, il termine divenne baille in Francia, con il significato di "luogo chiuso ma scoperto con peculiarità difensive", mentre in Inghilterra si trasformò in bailey con il significato di "mura esterne di un castello", "corte delimitata da mura". In tempi più recenti in Sicilia, con baglio s'indica il cortile interno delle masserie (fattorie) mentre nella provincia di Trapani ha assunto il significato di fortino senza mai assumere le connotazioni di un castello. Ancor oggi nella Sicilia, nelle zone di tradizionale uso agricolo, è possibile incontrare tali costruzioni restaurate e riutilizzate come aziende agrituristiche. Nei bagli, inoltre, è sempre presente una chiesa rurale o una piccola cappella, sistemata nel complesso. I tetti sono generalmente realizzati con struttura portante in legno, con capriate, travi, listelli, mattoni in terracotta e tegole, oppure orditura in legno o, ancora, realizzato con sole tegole. Col tempo, intorno al baglio si andarono a costruire altre case formando così, veri e propri borghi. Laddove sono più isolate, le cascine tendono ad assumere l'aspetto di fortezze, data la presenza di grosse mura perimetrali, con fossati, ponti levatoi e torri.

Il nome della cascina deriva dal cognome del proprietario-fondatore dell'azienda agricola, o dal nome di qualche cappella, chiesa o monastero situati nelle vicinanze o nella cascina stessa. Secondo la distribuzione degli edifici attorno alla corte (o alle corti) le cascine si dividono in quattro tipi: a corte chiusa, nella quale gli edifici vanno a formare un complesso quadrato; a corte aperta, dove gli edifici formano un complesso rettangolare con lato aperto, senza edifici; a edifici affiancati, nei quali manca la corte, a corpo unico, ossia con un unico edificio. Il numero dei nuclei familiari variava a seconda della grandezza dell'azienda agricola legata alla cascina, e questa raramente era gestita dal proprietario. Costui dava in affitto l'azienda ad un Fittavolo che l'amministrava come se fosse il padrone. Normalmente vivevano in cascina i contadini che svolgevano una mansione essenziale per l'azienda agricola.


Le figure principali residenti in Cascina erano le seguenti:
. Campari, per la manutenzione dei canali d'irrigazione.
. Bergamini, addetti al bestiame e alla mungitura.
. Casari, preparavano il formaggio.
. Contadini, si occupavano del taglio del fieno per il bestiame.
. Bifolchi, responsabili dell’aratura e del dissodamento dei campi tramite l'ausilio d'animali da lavoro. Si preoccupavano anche delle pariglie e della cura degli animali da lavoro a loro affidati.
. Campagnoni, ottimizzavano la gestione delle acque.
Oltre a queste categorie c'erano garzoni, stallieri, fatutto, mietitori, maniscalchi, sellai, falegnami, muratori, fabbri, mietitori, tagliariso e mondine.
Se vi era surplus di lavoro (durante i raccolti), s'assumevano temporaneamente contadini salariati che risiedevano per breve tempo in cascina. I braccianti agricoli che dovevano lavorare per un prolungato periodo di tempo avevano un locale della cascina dove alloggiare. Le tenute agricole delle cascine sono caratterizzate dalla produzione cerealicola (grano, mais, riso, orzo) alternata da quella foraggera per consentire l'allevamento bovino. Data la loro collocazione geografica nella pianura irrigua e alla presenza di fontanili, le cascine si sono spesso specializzate nel sistema delle marcite che ha consentito la diffusione dell'allevamento bovino, attuato contemporaneamente all'agricoltura.

Nelle immagini: sopra, una paiara pugliese
Al centro, una masseria
Sotto, un baglio

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