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martedì 28 giugno 2016

E' nato il progetto "Sardegna, un Paradiso Terrestre". Partecipate con proposte e suggerimenti.

E' nato il progetto "Sardegna, un Paradiso Terrestre". Partecipate con proposte e suggerimenti. 
di Pierluigi Montalbano
(Siamo presenti anche su facebook)


Oltre a proporre la prima bozza del logo, con invito a partecipare alle modifiche da apportare, oggi, in merito al nostro progetto “Sardegna, un Paradiso Terrestre”, parliamo di istruzione, ponendo l’accento su due aspetti di vitale importanza per un territorio: la storia e la lingua. Per quanto riguarda la lingua, vista la mia impreparazione sul tema, preferisco che il materiale su cui discutere sia offerto da chi leggerà questo articolo. Mi limito a segnalare che non è presente nella formazione scolastica dei nostri giovani. 
La materia storica, invece, mi tocca da vicino, e parlo con cognizione di causa. La Sardegna è spesso descritta come una terra conquistata da tutti fin da tempi antichi, ma ciò è realistico? Direi proprio di no poiché l’archeologia testimonia una florida isola commerciale che partecipava da protagonista nei
traffici navali del Mediterraneo con l’ossidiana, i suoi prodotti minerari e la sua capacità organizzativa. Il testo della guida di Cagliari distribuita in aeroporto recita: Cagliari, fondata dai Fenici, nei secoli è stata occupata dai Cartaginesi, dai Romani, dai Vandali, dai Bizantini. Nel Medioevo è a capo di uno dei quattro Giudicati della Sardegna. Poi, dal mare, arrivano altri eserciti e altri occupanti: Pisani, Aragonesi, Spagnoli, Piemontesi, fino all’Unità d’Italia. Saltando a piè pari le inesattezze contenute nel resto della guida, vorrei porre l’accento su quelle poche righe dedicate alla storia della città. Un disastro che non lascia dubbi: gli autori e i testi scolastici, affermano che la Sardegna fu terra di conquista per tutti coloro che decisero di occuparla. Appare come una facile preda disarmata che subisce violenza senza batter ciglio, forse offrendo l’altra guancia. Le sue genti sono inermi, succubi delle potenze straniere che fanno ciò che vogliono in un arco di tempo che va dai nuragici (residenti all’arrivo dei fenici) fino a Garibaldi. Insomma, gente incapace di difendere la propria identità culturale, del territorio e delle abitudini.
Ma c’è del vero in tutto ciò?
Direi proprio di no, poiché si tratta dei soliti luoghi comuni che da decenni inquadrano i sardi nel famoso “Pocos, locos y mal unidos” attribuito a Carlo V, ma mai verificato in alcun documento o altra fonte storica. Ebbene, fu Martin Carrillo, ambasciatore del re Filippo IV nel 1641, in un resoconto stilato per il sovrano spagnolo in merito alla situazione linguistica e culturale della Sardegna a pronunciare quelle parole, e da allora tutti coloro che vogliono denigrare l’identità sarda ricorrono a quella frase scellerata che dovrebbe essere utilizzata, invece, per mostrare uno degli aspetti positivi dei sardi, ossia la loro capacità di decisione individuale, una peculiarità che costituisce da sempre il fondamento ideologico di chi vive in condizioni di autosufficienza. La prima riflessione che sento il dovere morale di offrire è quella di far ritirare dagli infopoint quella guida bugiarda che svilisce le qualità della nostra isola, interfaccia dei commerci nel Mediterraneo, porto aperto verso oriente e occidente e in grado di svolgere la funzione di amministratore e distributore delle merci fin dalle più remote epoche storiche. In secondo luogo suggerisco di avvalersi, per la ricostruzione storica, di studiosi esperti delle vicende che segnarono il percorso culturale e archeologico sardo, visto che la vita dell’isola procede da almeno 8000 anni, con le genti neolitiche della ceramica cardiale, prosegue con la cultura di Ozieri, con le ricche genti di Monte Claro e del Vaso Campaniforme, si manifesta in tutta la sua grandezza con la Civiltà Nuragica e, infine, si miscela indissolubilmente con gruppi di mercanti e artigiani che integrandosi con i sardi contribuirono a fare della Sardegna un gioiello incastonato nel Mediterraneo. Sono graditissime le condivisioni per alimentare la discussione.

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