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venerdì 17 marzo 2017

Archeologia. Le navicelle bronzee nuragiche, testimoni indelebili della religiosità dei sardi nuragici. Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Archeologia. Le navicelle bronzee nuragiche, testimoni indelebili della religiosità dei sardi nuragici.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano


All'inizio del I millennio a.C., in Sardegna si notano una serie di avvenimenti che segnano un deciso cambio di passo nell'organizzazione sociale ed economica delle comunità, costiere e dell'interno. Un nuovo piano urbanistico interessa dapprima i centri costieri e poi, a macchia d'olio, altri villaggi dell'isola. I maestosi edifici a torre, i nuraghi, vengono dismessi, anche per via delle onerose opere di ristrutturazione. Il mondo funerario vede la comparsa di tombe a pozzetto, semplici strutturalmente e non monumentali, che integrano e poi sostituiscono le grandiose tombe di giganti. La religiosità mostra segni indelebili attraverso preziose sculture, i bronzetti, che oggi
sono uno dei biglietti da visita del mondo nuragico nelle vetrine dei musei. Fra sacerdoti, animali, guerrieri, oggetti ed edifici, spiccano per bellezza oltre 150 navi miniaturizzate. Queste incantevoli opere artistiche, realizzate in bronzo con il metodo della cera persa, sono delle piccole riproduzioni di barche utilizzate dai sardi 3000 anni fa. Struttura, attrezzature e forma testimoniano, senza dubbio alcuno, che i sardi conoscevano a fondo le tecniche navali e marinaresche, come si deduce dalle proporzioni degli scafi, ora da carico, ora palustri, ora da pesca. L'occhio attento degli specialisti cattura i dettagli tecnici come le battagliole laterali, i gavoni di prua, i rinforzi nel ponte, gli scalmi per i remi e perfino la rappresentazione delle corde per legare, circondandolo, il fasciame che riveste lo scafo. essendo oggetti legati al mondo religioso, sono, al pari degli altri bronzetti, intrise di simboli che riportano all'ideologia sarda: protomi animali con le corna, torri, uccelli, animali di ogni genere e specie, esaltano la bellezza e il mistero di questi oggetti di pregio. Escludendo le poche barchette trovate in ambito etrusco in tombe o quelle in santuari, ad esempio una che presenta un doppio giogo di buoi sul ponte trovata a Crotone, la totalità delle navicelle sono state portate alla luce in pozzi sacri, i templi di epoca nuragica. I simboli riportano alla venerazioni di divinità legate all'acqua e alla fertilità, e i volatili posizionati ora sull'albero, ora sul bordo del ponte, testimoniano la richiesta di protezione per un viaggio da affrontare, forse quello verso l'aldilà. Gli uccelli sono gli animali dedicati a Venere, divinità dell'amore, della fertilità e, soprattutto, protettrice dei marinai. Il doppio simbolo di Venere (disco solare sormontato dalla luna crescente) indica le due massime divinità del cielo, legate al fuoco e all'acqua, i due elementi opposti che nel nostro caso vengono saldati in un tutt'uno. Il cerchio, inoltre, ricorda la natura inclusiva del nostro universo, nel quale non viene escluso nulla ma tutto è connesso, ogni cosa è benvenuta e tutto in continua espansione, tutto è contenuto dal ventre gravido dell'esistenza, un ventre materno e divino pieno di amore. Venere veniva vista dai Sumeri come la stella del mattino (anticamente rappresentava Lucifero o colui che porta la luce) ma diventava anche la stella della sera poiché seguiva il ciclo del Sole essendo la prima stella che compariva all'orizzonte la mattina e la prima che si vedeva la sera apparire a Ovest prima che il sole tramontasse. È interessante notare che il simbolo di Venere è anche un simbolo alchemico elementare rappresentante il rame e la Sardegna era conosciuta per le sue miniere. 
La colombella è simbolo di purezza, di raffigurazione di tenerezza e  d'amore. E' al contempo un messaggero celeste e un simbolo dell'anima del defunto. Così, secondo la credenza  dei sardi antichi, l'anima del defunto si trasformava in una colomba. Pertanto, era un animale sacrificale. La colomba antica degli ebrei agì come il messaggero del cielo e il simbolo della salvezza. La sua apparizione con un ramo d'ulivo nel becco sopra l'Arca di Noè testimoniò che l'acqua  venuta giù sulla superficie della terra  era un segno di insorgenza di pace e di rinnovamento della vita.
Tutta la simbologia racchiusa nelle navicelle merita un'attenta analisi iconografica, ossia uno studio del significato delle immagini e la classificazione dei temi e dei soggetti rappresentati. Il contenuto della rappresentazione può essere di immediata evidenza, oppure complesso e oscuro per cui, per essere compreso, richiede un’analisi approfondita che identifichi il codice comunicativo dell'artista. E' da considerare anche l'aspetto iconologico, ossia un approfondito studio dell’opera d’arte, che prendendo le mosse dal suo significato iconografico ne esamini il valore in rapporto con lo stile e le intenzioni dell’autore e con la cultura della sua epoca, spiegando infine l’oggetto artistico come manifestazione dell’atteggiamento di fondo di un popolo, di un periodo, di un gruppo sociale.
  

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