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martedì 30 maggio 2017

Archeologia. 8000 anni fa si sviluppò la prima globalizzazione del pianeta. Le genti preistoriche del Neolitico accesero il motore dell'evoluzione grazie a intrepidi navigatori. Lasciarono anfore decorate con una conchiglia. La Cultura Cardiale. Riflessioni di Pierluigi Montalbano

Archeologia. 8000 anni fa si sviluppò la prima globalizzazione del pianeta. Le genti preistoriche del Neolitico accesero il motore dell'evoluzione grazie a intrepidi navigatori. Lasciarono anfore decorate con una conchiglia. La cultura Cardiale.
Riflessioni di Pierluigi Montalbano

La cultura della ceramica cardiale è una fase del Neolitico antico che compare intorno al 6000 a.C. nelle coste mediterranee. E’ caratterizzata dallo stile delle decorazioni impresse nei vasi con una conchiglia denominata Cardium. Le sue tracce più antiche sono state individuate sulle coste adriatiche in piccoli villaggi presso grotte occupate da gruppi che praticavano la caccia, la pesca e la raccolta di vegetali spontanei. Lo stile di vita di queste genti si avviava a diventare produttivo e stanziale, attraverso la pratica dell’agricoltura e dell’allevamento che portò alla fondazione di insediamenti che offrivano maggiori garanzie di sopravvivenza. Nella sua evoluzione, questa fase di cambiamento portò gli uomini a praticare con successo varie attività legate alla pesca in
mare aperto, con la conseguenza naturale di una rapida espansione lungo i litorali e il contatto reciproco con altre genti. Durante il VI Millennio a.C. si assiste a una contaminazione progressiva di idee tecnologiche, sociali e religiose che possiamo definire come prima microglobalizzaione del mondo conosciuto. Le innovazioni portate da questo stile di vita, furono utilizzabili grazie all’introduzione del baratto, un sistema commerciale nel quale gli individui interagivano con modalità legate alla capacità di ognuno di creare un surplus da mettere in gioco. Ogni gruppo umano divenne un’arcaica azienda che si adeguava, e si trasformava, secondo i prodotti che riusciva a ottenere dal proprio territorio o che era capace di trasformare con le tecnologie di cui disponeva. Seguiva una logica della ricerca del prodotto di qualità, diretto a conquistare fasce di mercato sempre più ampie e settori a volte lontani fra loro diversificando la produzione. A supporto di questa visione economica preistorica arrivano i dati archeologici: si trovano resti di specie che possono essere pescate solo in mare aperto. Inoltre, le indubbie doti degli intrepidi navigatori che per primi affrontarono le rotte navali, si mostrò nella loro capacità di avviare una serie di processi di acculturazione delle popolazioni locali con la conseguenza di favorire la riduzione degli spostamenti massicci di genti che vedevano esaurirsi le risorse del proprio territorio. Tuttavia, c’è da dire che alcune linee genetiche presenti nel bacino del mediterraneo si sono diffuse a seguito di varie migrazioni neolitiche. E’ evidente che il processo di integrazione fra locali e nuovi arrivati creava generazioni che mantenevano vivi alcuni i tratti culturali dei predecessori, ma l’evoluzione umana offre caratteristiche ben distinguibili solo se osservata da una prospettiva spazio temporale distaccata. Oggi noi possiamo notare i cambiamenti grazie al nostro punto di vista privilegiato di individui capaci di studiare gli antichi popoli e interpretare il loro stile di vita attraverso le tracce e i reperti trovati dagli archeologi.


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